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radon

L'intervento si compone di 5 fasi:

1. Sopralluogo preliminare presso l'edificio;
2. Redazione del Piano di Campionamento;
3. Disposizione dei dosimetri in punti strategici dell'edificio;
4. Ritiro dei dosimetri ed invio presso laboratori di analisi convenzionati, di importanza internazionale;
5. Elaborazione della Relazione Finale

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Misurazione della radioattività naturale derivante dal Gas Radon

LEGGE REGIONALE n.30 del 3 novembre 2016

Un “nemico” incolore e inodore prodotto da terreno e rocce.

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Il radon è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore. È generato dal decadimento del radio, cioè dal processo per cui una sostanza radioattiva si trasforma spontaneamente in un’altra sostanza, emettendo radiazioni.

Gli ambienti chiusi sono quelli maggiormente a rischio per la salute dell’uomo.

​L’esposizione dei lavoratori al radon non deve superare il livello di 500 Bq/m3.

Il radon è causa di numerosi decessi per tumore polmonare. 

Anche l’acqua  potabile  contribuisce a far aumentare la concentrazione del radon negli ambienti chiusi  (luoghi di vita e di lavoro). 

Quando si lasciano scorrere elevate quantità d’acqua dai rubinetti, il radon presente si diffonde nell’aria e può essere inalato dall’uomo. Ricerche europee hanno accertato che esistono elevate concentrazioni di radon in alcune falde acquifere specialmente nelle  strutture rocciose cristalline. Anche per le acque di falde si può far valere quanto osservato sulla concentrazione di radon nel terreno, poiché i valori medi non sono preoccupanti a differenza di  elevati “ picchi” misurati di circa 50000 Bq/l. 

I parametri che, in linea di massima, dovrebbero essere utilizzati per la valutazione del rischi radon vanno scelti considerando :

1)- interventi di bonifica per  ambienti  di vita e di lavoro;

2)- valutazione di rischio di un’area da destinare ad insediamento abitativo e/o lavorativo 

Interventi di bonifica per ambienti di vita e di lavoro

Le soluzioni tecniche che aiutano a far diminuire i valori delle concentrazioni di radon negli ambienti abitativi  possono essere molteplici e spesso combinati tra loro. 

Si procede favorendo la ventilazione naturale e, in caso questa sia insufficiente, predisporre un sistema  di ventilazione forzata.

Altre soluzioni possono riguardare la base dell’edificio a contatto con il suolo ( il suolo come fonte principale di radon)  quali la “ depressurizzazione attiva del vespaio”, la sigillatura di microfratture, l’isolamento dell’edificio dal terreno.

Il radon essendo un gas molto più pesante dell’aria tende ad accumularsi  negli ambienti a diretto contatto con il terreno quali piani interrati, seminterrati, cantine e piani terra. 

Decreto Legislativo  n°241/2000 .Tale decreto stabilisce che  il datore di lavoro , entro 24 mesi dall’inizio dell’attività , deve procedere  alla misurazione ( avvalendosi di organismi riconosciuti)  della concentrazione del radon , elaborando una  relazione finale.                                                                        

Il massimo livello di azione non deve superare i 500 Bq/m3, inteso come concentrazione media annuale di radon negli ambienti di lavoro.  Per “livello di azione” si intende il “ Valore di concentrazione di attività di radon in aria o di  dose efficace, il cui superamento richiede l’adozione di azioni di rimedio che riducano tale grandezza a livelli più bassi del valore fissato”.

Gli ambienti di lavoro dove si rende necessario effettuare  controlli per la verifica di eventuale presenza di sorgenti naturali di radiazioni, sono:

a)-tunnel, metropolitane, sottovie, catacombe, grotte, in generale tutti i luoghi sotterranei;

b)-luoghi di lavoro in superficie dove è probabile riscontrare forti concentrazioni di  radon;

c)-attività lavorative dove si utilizzano materiali considerati non radioattivi ma che possono contenere radionuclidi  in concentrazioni significative elevate;

d)-attività lavorative che comportano la produzione di residui non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo dell’esposizione dei lavoratori e , eventualmente,di persone del pubblico;

e)-stabilimenti termali e miniere non uranifere. 

L’unità di misura della concentrazione di radon in aria, secondo il Sistema di Unità Internazionale (SI) è espressa in Becquerel per metro cubo (Bq/m3). La durata delle misure deve essere complessivamente di un anno, eventualmente costituito da due o più periodi consecutivi (ad esempio due semestri).

Nelle abitazioni si consiglia di misurare due locali diversi, per esempio una stanza da giorno e una camera da letto, al fine di acquisire conoscenza sulla distribuzione del radon. Nel caso che l’abitazione si sviluppi su più piani, è consigliata almeno una misura per piano (se un solo piano, due misure). La misura deve essere effettuata in ambienti di uso comune, non in ambienti di passaggio quali corridoi o in ambienti utilizzati saltuariamente, quali bagni e ripostigli, né in cantine o garage.

Nei luoghi di lavoro il numero di locali da misurare e il numero e posizione dei dosimetri in ambienti di grandi dimensioni devono essere stabiliti cercando di tenere conto delle attività che vi vengono svolte; è in ogni caso consigliato di effettuare misure a tutti i piani e in ambienti adibiti a diverse attività (non solo quelli ritenuti più “a rischio”).

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